Mi trovo per pochi giorni nella mia città natia, Cagliari, dove il Primo Maggio ogni anno si svolge la sfilata di Sant’Efisio, il santo protettore della Sardegna. E come ogni anno, tra costumi, carri, cavalli e fiori spuntano i disoccupati. Alla TV quasi tutti gli intervistati chiedevano a S.Efisio di aiutarli a trovare lavoro, manco fosse il manager dell’ufficio di collocamento. Quest’anno un gruppo di cassintegrati che fa il picchetto di fronte al Palazzo della Regione, una preghiera allo Stato e una al Santo. Come i numeri dimostrano l’intercessione del Santo, nonostante la devozione profonda che l’isola ha per S. Efisio non ha portato nulla. La disoccupazione sale continuamente. Stessa cosa per la Regione. Nonostante le tasse siano aumentate e i soldi per gli uffici di collocamento siano aumentati la disoccupazione continua a salire. Quello che più mi ha colpito è il fatto che l’approccio nel chiedere la grazia dei cittadini sia sostanzialmente identico sia nei confronti dei santi che nei confronti dello Stato. Stato/dio/santi vengono supplicati di far piovere ricchezze sulle teste dei poveracci. Le preghiere per il compimento del miracolo non si fermano neppure quando ci si accorge che in definitiva la supplica non funziona. C’è scritto lì nella bibbia dello stato, la Costituzione, che ogni cittadino ha diritto al lavoro e che l’Italia è fondata sul lavoro. Perché dio/stato non ci concede la grazia? Perché non ascolta le nostre suppliche? La seconda, la terza, la quarta volta, nulla. E’ proprio questione di fede allora. Lo Stato è il dio del nuovo millennio. E come un dio che vede e provvede per tutto, i suoi fedeli pensano che tutto nasca e finisca con esso. Se non trovo lavoro è perché lo stato non me lo concede. Se non sono ricco come il mio vicino è perché lo stato non fa nulla per togliere a lui e dare a me. La giustizia sociale diventa divina e le nostre vite dipendono da forze superiori che non possiamo controllare. Perfino il voto sulla urna diventa come un voto sull’altare. Accendo un cero e chissà se la mia preghiera verrà esaudita. Metto una croce sul foglio elettorale e chissà se la mia preghiera verrà esaudita.
Intanto mentre migliaia di cassaintegrati pregano S. Efisio e lo Stato decine di migliaia di panettieri, pizzaioli, operai vengono richiesti dal mercato italiano ogni anno. Posti presi dai cattivi emigrati egiziani che ormai la pizza la sanno fare meglio degli italiani. In UK le imprese fanno fatica a trovare lavoratori specializzati e le centinaia di migliaia di immigrati non aiutano a mitigare la sete di lavoratori di cui il Regno ha bisogno. Stesso discorso vale per la Germania. Ma no, noi vogliamo il lavoro sotto casa anche nei luoghi dove per nostra stessa volontà popolare abbiamo fatto vietare quella struttura alberghiera, quella fabbrica, quella strada, quel porto. Vogliamo che tutto rimanga com’è e che i soldi ci vengano dati dall’alto senza muoverci, senza faticare, senza ingegnarci. E invece, aiutati che dio ti aiuta, il lavoro non piove sulle teste ma bisogna cercarselo, bisogna inventarselo. Perché il lavoro esiste là dove c’è meno stato, meno NIMBY, meno mentalità conservatrice. E speriamo che S. Efisio lo faccia questo miracolo, di far capire ai sardi che il lavoro non piove sulle teste.